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- Rilassati. Una ventina di minuti ed abbiamo finito, non ti preoccupare. E’ la prima volta?
Annuisce. Mi fanno tenerezza i ragazzi alla prima donazione.
- Stai calmo e cerca di non addormentarti. Se ti senti male dimmelo, OK?
- Va bene.
Proprio carino, in effetti. Dopo una mattinata di cinquantenni ci voleva proprio.
- Quanti anni hai?
- Ventuno, e tu?
Forse un po’ troppo giovane, in effetti. Tutti i ragazzi sono troppo giovani, per me, ma questo mi sembra un bambino. Che peccato.
- Non si chiede l’età a una signora.
- Scusami…
Diventa rosso. Adorabile sssì sssì
- …è che mi sembravi giovanissima, davvero.
- Sì?
- Beh, una ragazza carina dimostra sempre qualche anno di meno.
Ci mancava solo la frase idiota. Ecco un altro ragazzino pieno di fantasie sulle infermiere e privo di neuroni, una bella delusione.
- Molto gentile da parte tua.
- Hai un accento un po’ strano. Di dove sei?
- Non lo so neppure io. Sono nata in Croazia e poi mi sono ritrovata qui.
- Bella, ci sono stato quest’estate.
Quasi di sicuro in uno di quei villaggi turistici mostruosi che hanno rovinato le coste.
- E ti è piaciuta?
- Fantastica. Quasi quanto te.
Silenzio imbarazzato. Adesso tirerà fuori un altro complimento, ci potrei giurare.
- Però sei strana. Davvero, non pensavo che una croata potesse essere così bella.
Fantastico, è pure razzista. Come se le croate fossero tutte brutte e stupide.
Vorrei pestarlo, ma la macchina per l’aferesi fa bing. Fortunello.
- Abbiamo finito, ti tolgo l’ago.
- Che bello…
- Stai disteso, adesso ti disinfetto. Vuoi qualcosa da mangiare?
- Grazie, sei un angelo.
Frugo nel frigo del reparto finchè non trovo il cornetto più piccolo – tiè.
- Ecco qui. Ci vediamo tra sei mesi, sei stato molto gentile.
- Secondo te il mio sangue salverà qualche vita?
Wow, è un po’ retorica ma è la frase più intelligente che ha detto in mezz’ora di conversazione. Forse non è poi così ritardato.
Mi saluta, prima di andarsene mi chiede il numero di telefono. Gliene do uno falso e cerco di evitare di sbatterlo fuori a calci.
Quanto sono sciocchi, gli uomini. Più vado avanti, più mi sembrano così
coglioni, tutti lisci e flosci e senza nervo
Stacco la sacca di plasma dalla macchina, la etichetto, la metto al solito posto. Routine, insomma. Cancello dal registro la donazione, come faccio una volta ogni dieci, dico al primario che l’ultimo donatore si è sentito male e ha dovuto interrompere il prelievo, mi metto in spalla il mio zaino e me ne vado.
Aveva ragione, il ragazzino. Il suo plasma salverà una vita.
La mia.

Dopotutto, gli umani mi fanno pena. Perché pensano di essere vivi. E fanno
GIOCHI ASSURDI su di noi. Non è molto divertente. Sono loro ad essere divertenti
Mi sento quasi in colpa, a doverli sfruttare per sopravvivere, anche se adesso ho trovato un metodo indolore per farlo. Sono persino contenti, mentre gli tolgo una sacca intera di sangue, si sentono utili.
Non sempre mi fanno pena
Il ragazzo di oggi è stato fortunato, avrei potuto dargli il mio numero vero e invitarlo per cena. Chissà come avrebbe reagito
Cazzo
a volte l’idea di vivere per sempre rende tutto così noioso.

Tempi moderni. Puah.

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- Rilassati. Una ventina di minuti ed abbiamo finito, non ti preoccupare. E’ la prima volta?
Annuisce. Mi fanno tenerezza i ragazzi alla prima donazione.
- Stai calmo e cerca di non addormentarti. Se ti senti male dimmelo, OK?
- Va bene.
Proprio carino, in effetti. Dopo una mattinata di cinquantenni ci voleva proprio.
- Quanti anni hai?
- Ventuno, e tu?
Forse un po’ troppo giovane, in effetti. Tutti i ragazzi sono troppo giovani, per me, ma questo mi sembra un bambino. Che peccato.
- Non si chiede l’età a una signora.
- Scusami…
Diventa rosso. Adorabile sssì sssì
- …è che mi sembravi giovanissima, davvero.
- Sì?
- Beh, una ragazza carina dimostra sempre qualche anno di meno.
Ci mancava solo la frase idiota. Ecco un altro ragazzino pieno di fantasie sulle infermiere e privo di neuroni, una bella delusione.
- Molto gentile da parte tua.
- Hai un accento un po’ strano. Di dove sei?
- Non lo so neppure io. Sono nata in Croazia e poi mi sono ritrovata qui.
- Bella, ci sono stato quest’estate.
Quasi di sicuro in uno di quei villaggi turistici mostruosi che hanno rovinato le coste.
- E ti è piaciuta?
- Fantastica. Quasi quanto te.
Silenzio imbarazzato. Adesso tirerà fuori un altro complimento, ci potrei giurare.
- Però sei strana. Davvero, non pensavo che una croata potesse essere così bella.
Fantastico, è pure razzista. Come se le croate fossero tutte brutte e stupide.
Vorrei pestarlo, ma la macchina per l’aferesi fa bing. Fortunello.
- Abbiamo finito, ti tolgo l’ago.
- Che bello…
- Stai disteso, adesso ti disinfetto. Vuoi qualcosa da mangiare?
- Grazie, sei un angelo.
Frugo nel frigo del reparto finchè non trovo il cornetto più piccolo – tiè.
- Ecco qui. Ci vediamo tra sei mesi, sei stato molto gentile.
- Secondo te il mio sangue salverà qualche vita?
Wow, è un po’ retorica ma è la frase più intelligente che ha detto in mezz’ora di conversazione. Forse non è poi così ritardato.
Mi saluta, prima di andarsene mi chiede il numero di telefono. Gliene do uno falso e cerco di evitare di sbatterlo fuori a calci.
Quanto sono sciocchi, gli uomini. Più vado avanti, più mi sembrano così
coglioni, tutti lisci e flosci e senza nervo
Stacco la sacca di plasma dalla macchina, la etichetto, la metto al solito posto. Routine, insomma. Cancello dal registro la donazione, come faccio una volta ogni dieci, dico al primario che l’ultimo donatore si è sentito male e ha dovuto interrompere il prelievo, mi metto in spalla il mio zaino e me ne vado.
Aveva ragione, il ragazzino. Il suo plasma salverà una vita.
La mia.

Dopotutto, gli umani mi fanno pena. Perché pensano di essere vivi. E fanno
GIOCHI ASSURDI su di noi. Non è molto divertente. Sono loro ad essere divertenti
Mi sento quasi in colpa, a doverli sfruttare per sopravvivere, anche se adesso ho trovato un metodo indolore per farlo. Sono persino contenti, mentre gli tolgo una sacca intera di sangue, si sentono utili.
Non sempre mi fanno pena
Il ragazzo di oggi è stato fortunato, avrei potuto dargli il mio numero vero e invitarlo per cena. Chissà come avrebbe reagito
Cazzo
a volte l’idea di vivere per sempre rende tutto così noioso.

Tempi moderni. Puah.