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Description
- Aria.
- Devo finire il rullino.
- Fotografa il gatto.
- Non abbiamo gatti. Non li sopporti.
- Appunto. Metti su l'obiettivo buono, quello del vicino è laggiù.
- Guardona.
- ...
Il corpo macchina scompare e appare un occhio, immediatamente sostituito da un ciuffo di riccioli un pò biondi e un pò castani e un pò chissà come.
- Lo sai che non mi porto mai il lavoro a casa, dice
e sorrido. E' buffo e furbo, congela il mio sorriso. Riclic. Non riesco a mandarlo a fare in culo, non ho tempo. Fotografa quasi tutto. Quasi. Sembra un'eroina della carta stampata che mi piace tanto. Gli gratto la testa.
- Sembri Clara Malaussène, solo che sei un maschietto.
- Meno male. Chi è questa tizia?
- Un personaggio di Pennac. Non esiste, ma per me sì.
Via la Canon. I suoi capelli mi fissano perplessi, non legge Pennac.
- Mi piace leggere. Però preferisco guardare le figure.
Ho già scritto tutto e lui non ha letto quasi niente, è alla prima pagina di un quaderno bianco. Ha curiosità, e molte cose da scoprire. Quando lo guardo penso che ho ancora qualcosa di nuovo. Qualcosa di impreciso che sfugge ai suoi flash, qualcosa di più luminoso della luce bianca di quella lampadina e di quel diffusore. Una cosa mia. Perchè nessuno l'ha tradotta in cinque lingue, e io non l'ho mai autografata, non l'ho mai presentata.
E' consolante sapere che nessuno ti conoscerà mai fino in fondo. E che non conoscerai mai nessuno fino in fondo. Ti fa credere di essere una brava persona, e di avere a che fare con delle brave persone.
Lui lo sa meglio di me. La curiosità è femmina, ma lui è irresistibilmente maschio. Sbruffone e impertinente come un Robin Hood corrotto, un folletto pervertito.
- So cosa ti piace.
- Ah sì?
Riesco a vedere i suoi occhi adesso. Non mi capita spesso.
[2. segue]

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- Aria.
- Devo finire il rullino.
- Fotografa il gatto.
- Non abbiamo gatti. Non li sopporti.
- Appunto. Metti su l'obiettivo buono, quello del vicino è laggiù.
- Guardona.
- ...
Il corpo macchina scompare e appare un occhio, immediatamente sostituito da un ciuffo di riccioli un pò biondi e un pò castani e un pò chissà come.
- Lo sai che non mi porto mai il lavoro a casa, dice
e sorrido. E' buffo e furbo, congela il mio sorriso. Riclic. Non riesco a mandarlo a fare in culo, non ho tempo. Fotografa quasi tutto. Quasi. Sembra un'eroina della carta stampata che mi piace tanto. Gli gratto la testa.
- Sembri Clara Malaussène, solo che sei un maschietto.
- Meno male. Chi è questa tizia?
- Un personaggio di Pennac. Non esiste, ma per me sì.
Via la Canon. I suoi capelli mi fissano perplessi, non legge Pennac.
- Mi piace leggere. Però preferisco guardare le figure.
Ho già scritto tutto e lui non ha letto quasi niente, è alla prima pagina di un quaderno bianco. Ha curiosità, e molte cose da scoprire. Quando lo guardo penso che ho ancora qualcosa di nuovo. Qualcosa di impreciso che sfugge ai suoi flash, qualcosa di più luminoso della luce bianca di quella lampadina e di quel diffusore. Una cosa mia. Perchè nessuno l'ha tradotta in cinque lingue, e io non l'ho mai autografata, non l'ho mai presentata.
E' consolante sapere che nessuno ti conoscerà mai fino in fondo. E che non conoscerai mai nessuno fino in fondo. Ti fa credere di essere una brava persona, e di avere a che fare con delle brave persone.
Lui lo sa meglio di me. La curiosità è femmina, ma lui è irresistibilmente maschio. Sbruffone e impertinente come un Robin Hood corrotto, un folletto pervertito.
- So cosa ti piace.
- Ah sì?
Riesco a vedere i suoi occhi adesso. Non mi capita spesso.
[2. segue]